Mercoledì 6 dicembre alle ore 18.30 si terrà la presentazione del catalogo “ROSANNA ROSSI. Percorsininterrotti” pubblicato da Ilisso Edizioni per l’importante mostra antologica organizzata nel 2016 presso i Musei Civici di Cagliari.

Dunque, in tale occasione si potranno ancora visitare le opere dell’artista cagliaritana, accuratamente selezionate dal gallerista Alessandro Cacciola. La personale “Segno, forma, colore nella Pittura «Analitica» di Rosanna Rossi” a cura di Giorgio Bonomi sarà prorogata fino a sabato 9 dicembre. Realizzata con il patrocinio e il contributo della FASI Federazione delle Associazioni Sarde in Italia – Coordinamento Donne, l’esposizione potrà essere visitata fino a sabato 9 dicembre 2017 nel prestigioso interno cortile di Via dei Mille 38 a Torino.

Rosanna Rossi, nata nel 1937, è passata da una figurazione espressionista a un’astrazione prima geometrica poi materica. Come evidenzia bene Giorgio Bonomi nel testo critico pubblicato sul catalogo della mostra: «sbaglierebbe chi considerasse questo transitare nei luoghi più pregnanti dell’arte contemporanea come eclettismo: il percorso di Rossi non è, per così dire, “evolutivo”, diacronico, non ha “sviluppo” ma semplicemente “differenziazioni” (stilistiche e cronologiche). Si potrebbe parlare di “contaminazione e intrecci di linguaggi sperimentali” o di una feconda “cleptomania” ma questa è tale quando è esercitata con leggerezza o patologicamente, mentre Rossi ogni volta si cala nella ricerca e nei “prelievi” con profondità, tenacia, forza, rendendo affatto soggettivo e facendo completamente “suo” quanto ispirato da altri».

L’artista sarda è tornata a Torino dopo diversi anni: sono molte le mostre che gli dedicò il compianto Giancarlo Salzano nella sua galleria di Piazza Carignano. Nel 2004 per la presentazione della prima personale nel capoluogo piemontese, Gillo Dorfles scrisse: «mi sembra di poter affermare che questo suo incessante lavoro – spesso sommesso e nascosto e solo di tanto in tanto pubblicamente estrinsecato – ha raggiunto una sua perfezione proprio attraverso l’incontro d’una paziente “tessitura” […] e d’uno slancio appassionato verso l’incontro del colore e della forma». Lea Vergine nel 2009 continua: «Fa della pittura astratta perché in essa trova la sua libertà; e la fa senza ombra di compiacimento descrittivo, senza smarrire una sola possibilità di energia, componendo forme ed elementi tesi, molto spesso, a una progressiva rarefazione del colore; consumando, insomma, nella fisicità di un quadro, un vero e proprio atto vitale».

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